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Editoria, in cinque anni persi 1.660 posti. Nel 2013 crollo di lettori e pubblicità

I dati Fieg su 51 gruppi: lo scorso anno le vendite dei quotidiani sono scese del 10,3% e i ricavi da inserzioni hanno fatto segnare -19,4%. Peggio ancora i periodici: -9,8% in edicola, -24,5% i ricavi pubblicitari. E gli editori rispondono tagliando le redazioni. Azzurra Caltagirone: “Dinamiche contrattuali non sostenibili”

Editoria, in cinque anni persi 1.660 posti. Nel 2013 crollo di lettori e pubblicità
I dati Fieg su 51 gruppi: lo scorso anno le vendite dei quotidiani sono scese del 10,3% e i ricavi da inserzioni hanno fatto segnare -19,4%. Peggio ancora i periodici: -9,8% in edicola, -24,5% i ricavi pubblicitari. E gli editori rispondono tagliando le redazioni. Azzurra Caltagirone: “Dinamiche contrattuali non sostenibili”
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 16 aprile 2014
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Più informazioni su: Editoria, Fieg, Il Sole 24 Ore, Mercato Editoriale, Quotidiani, Rcs.
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Oltre 1.660 giornalisti rimasti senza lavoro negli ultimi cinque anni. Vendite dei quotidiani giù del 10% nel solo 2013, mentre i ricavi pubblicitari crollavano addirittura del 19,4%. Ancora peggio i periodici, trascurati dai lettori (-9,8% il ricavato in edicola) e abbandonati dagli inserzionisti (-24,5%). Mentre nei consigli di amministrazione delle aziende editoriali volano gli stracci (vedi il caso Rcs) e gli editori stessi sono ai ferri corti con i dipendenti, che non ci stanno a vedere i manager mettersi in tasca premi e bonus mentre loro mandano giù cassa integrazione e contratti di solidarietà (è successo al Sole 24 Ore e, di nuovo, in Rcs), il settore è ben lontano dal vedere la famosa luce in fondo al tunnel. A fotografare la situazione è la Fieg (Federazione italiana editori di giornali), guidata da Giulio Anselmi, in uno studio presentato il 16 aprile con l’evidente obiettivo di convincere il nuovo governo che il fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria (120 milioni spalmati su tre anni, con cui finanziare tra l’altro ammortizzatori sociali e ristrutturazioni aziendali) va sottratto alle grinfie della spending review.

 

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