Per la Fenagi, è l’ennesima conferma che, per avere ancora un futuro in edicola, occorre percorrere strade diverse
Dopo tre incontri passati per la definizione del prodotto irregolare, con la prospettiva di inserirlo nelle fasce di remunerazione differenziata rispetto quello regolare, l’intesa sulle definizioni appena raggiunta ritorna in discussione.
È successo nell’ultima riunione tenutasi a Milano lo scorso mercoledì 17 Luglio, quando la Federazione Editori ha affermato che i prodotti comunemente chiamati collaterali (quelli che solitamente si vendono in abbinamento a quotidiani e periodici ed oggi non conformi ai criteri della legge), non possono che rimanere in fascia “A” prevedendo una deroga del contratto rispetto la legge. La fascia “a” prevede la remunerazione più conveniente per gli editori (19% su prezzo defiscalizzato)
La parte editoriale, inoltre, ha dichiarato che non ci sono basi giuridiche sulle quali sostenere che figurine, card, bustine e gadget vari allegati, qualora fossero registrati come periodici, devono essere trattati diversamente sul piano economico. In base alla vigente legge se le pubblicazioni rispettano i criteri del prodotto regolare non possono che essere considerati tali e devono essere inserite nella stessa fascia di remunerazione prevista per le rivendite.
Come se non bastasse, la Fieg ha dichiarato che sul prodotto irregolare non possono decidere perché non rappresentano gli editori proprietari del prodotto editoriale.
Purtroppo, per la Fenagi, è l’ennesima conferma che, per avere ancora un futuro in edicola, occorre percorrere strade diverse, anche abbandonando le logiche commerciali legate alla legge ed all’Accordo Nazionale (da questa organizzazione disdettato fin dal Giugno 2013) che, alla luce dei fatti, in questo lunghissimo periodo di infinita crisi delle vendite, sembra aver garantito e tutelato in maggior misura gli Editori.