Il DDL Editoria non è la Legge di riforma del settore che si auspicava: non solo non contiene misure per il rilancio delle vendite di carta stampata, né prevede aiuti concreti alla costituzione di “sinergie strategiche tra punti vendita, al fine di creare lo sviluppo di nuove formule imprenditoriali e commerciali”.
Così Fenagi, l’Associazione che riunisce edicole e rivendite esclusive di quotidiani e periodici Confesercenti, commenta l’approvazione del Disegno di Legge per l’Istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione del sostegno pubblico all’editoria.
Una Legge che ha l’ambizione di riformare e sostenere il settore attraverso l’istituzione di un ‘fondo per il pluralismo’ e che si dimentica completamente degli imprenditori della distribuzione e della vendita di quotidiani non è una vera Legge di riforma. Per la Fenagi limitarsi a prevedere “l’attuazione di una graduale liberalizzazione della vendita dei prodotti editoriali” o una “disciplina della distribuzione territoriale dei prodotti editoriali” come contropartita ad una crisi epocale è la dimostrazione di avere, quantomeno, sottovalutato i problemi della rete di vendita, sollevati più volte anche attraverso i confronti in sede di Dipartimento dell’Editoria. Se a questo aggiungiamo le difficoltà oggettive delle migliaia di copie delle pubblicazioni che inonderanno i magazzini delle Agenzie di Distribuzione Locale e le sole edicole (anche in virtù dell’Art. 4 dello stesso DDL ) inviate dagli Editori che, per avere accesso ai contributi, dovranno dimostrare di aver venduto almeno il 30% delle copie distribuite, il giudizio sul DDL in questa prima fase non che essere critico.
Se non interverranno sostanziali modifiche al Senato o al Governo, nell’esercizio della Delega, rischiamo di avere un parte della rete, quella dei supermercati o dei negozi non esclusivi, che potranno scegliere il miglior prodotto quotidiano e periodico a prescindere, mentre dall’altra, la rete delle edicole o degli esclusivi, che oltre a rispettare l’obbligo della parità di trattamento, gli obblighi di Legge della informatizzazione per la tracciabilità dei prodotti sopportare i costi conseguenti, dovranno far fronte a qualche migliaio di copie mensili di pubblicazioni invendibili.