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Un cervello stile Twitter. Grazie alla Rete leggiamo di più, ma peggio

La sovrabbondanza di informazioni online sta ridisegnando il modo in cui il nostro cervello filtra ciò che leggiamo. Le neuroscienze cognitive stanno cominciando ad interessarsi, non senza preoccupazioni, a questa superficialità nell’acquisire nozioni e concetti che cozza in modo fragoroso con il modello di lettura – più profondo e più orientato alla totale comprensione del testo – che ci viene impartito sin dai primi anni di vita.

Maryanne Wolf, neuroscienziata della Tufts University (Boston), ha ragione di temere che la superficialità dimostrata nelle letture online possa influenzare anche la lettura tradizionale, laddove invece dovremmo tutti mostrare maggiori dosi di concentrazione e volontà di comprendere appieno.

Cosa sta succedendo
Riviviamo dinamiche già vissute: così come l’aumento dei telegiornali ci ha abituato ad accontentarci di “brandelli sonori” che ci raggiungono mentre siamo in altre faccende affaccendati, così la lettura di notizie sul web ci sta rendendo avvezzi all’accontentarci di leggere qualche riga di testo, alla ricerca di parole che possano stuzzicare il nostro interesse e a chiudere la pagina del browser in modo quasi meccanico. Inoltre tendiamo a replicare la stessa dinamica anche quando ci troviamo libri alla mano.

 

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